mercoledì 26 novembre 2008

La solitudine dei numeri primi



Furono gli altri ad accorgersi per primi di quello che Alice e Mattia avrebbero capito solo molti anni più avanti. Entrarono nella stanza tenendosi per mano. Non sorridevano e i loro sguardi seguivano traiettorie, divergenti, ma era come se i loro corpi fluissero con cotinuità l'uno nell'altro, attraverso le braccia e le dita a contatto.
Il contrasto marcato tra i capelli chiari di Alice, che ne incorniciavano la pelle del viso troppo pallida, e quelli scuri di Mattia, arruffati in avanti a nasconderergli gli occhi neri, si annullava in quell'arco sottile che li congiungeva. C'era uno spazio comune tra di loro, i cui confini non erano ben delineati, dove l'aria pareva immobile, imperturbata.
Alice lo precedeva di un passo e la trazione debole di Mattia ne equilibrava la cadenza, annullando le imperfezioni della sua gamba difettosa. Lui si lasciava trasportare e i suoi piedi non facevano rumore sulle piastrelle. Le sue cicatrici erano nascoste a al sicuro dentro la mano di lei.